Si è svolto, presso il Dipartimento di Agraria di Reggio Calabria, il seminario “Le nuove filiere agroenergetiche ecosostenibili”. L’appuntamento, promosso dal Consorzio Terre del Sole e dal Dipartimento di Agraria, in collaborazione con l’associazione studentesca ARES e l’Ordine Provinciale Dottori Agronomi e Forestali di Reggio Calabria, ha riscontrato notevole interesse e ampia partecipazione da parte di studenti, imprese, professionisti, addetti ai lavori e anche semplici cittadini interessati al tema della giornata di studio. Il seminario ha rappresentato un’importante tappa del progetto di ricerca “Informazione e promozione delle attività di trasformazione agroenergetica della Jatropha Curcas”, finanziato nell’ambito del PSR Calabria 2007/2013 Misura 111.
Tanti gli interventi che si sono succeduti nel corso della mattinata. Dopo l’introduzione del Direttore del Dipartimento di Agraria, prof. Giovanni Gulisano, la parola è passata a Giuseppe Carrozza, direttore del Consorzio Terre del Sole, che ha raccontato come è nato il “progetto jatropha”. Nel 2008, infatti, di ritorno da una missione di cooperazione e solidarietà internazionale denominata Harambee Gwassi, svolta in Kenia, i partecipanti hanno portarono in Calabria i primi semi della jatropha, una pianta selvatica che cresce in alcune aree della fascia equatoriale, fra cui il Kenia. Oggi la pianta della jatropha trova spazio proprio su uno dei terreni confiscati alle mafie del Consorzio Terre del Sole. Si tratta di un arbusto perenne, velenoso, di altezza massima di circa 5 metri, appartenente alla famiglia delle Euforbiacee, come spiegato da Francesco Tassone, dello Studio Tassone, partner del progetto, ma è il suo utilizzo in chiave energetica che la rende una pianta dalle molteplici potenzialità.
Oggi la maggior parte dell’olio che viene utilizzato in Italia per uso energetico, proviene dall’estero e spesso da colture (palma da olio e jatropha) presenti solo in Paesi della fascia sub-tropicale. Questo fenomeno, come ben illustrato dal ricercatore Andrea R. Proto, docente del Dipartimento di Agraria, rischia di produrre effetti negativi per il conflitto tra la destinazione alimentare o energetica delle superfici agricole col rischio di ridurre l’accesso al cibo delle popolazioni locali. Per questo si riconosce alla jatropha un importante ruolo e la capacità di colonizzare contesti che dal punto di vista pedoclimatico non sono idonei ad altre colture destinabili ad uso alimentare, rendendola una coltura molto promettente nel panorama dei biocarburanti e alla lotta alla desertificazione. Il settore delle bioenergie, come emerso dagli interventi di tutti i relatori, rappresenta una delle grandi sfide dell’agricoltura moderna, chiamata a contribuire con specifiche colture energetiche alla riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e allo sviluppo di una politica energetica sempre più rispettosa dell’ambiente. Inoltre, lo sviluppo di filiere agroenergetiche può rappresentare una nuova possibilità d’integrazione delle produzioni tradizionali con positive ricadute in termini economici, per la tutela dell’ambiente e per la salvaguardia del territorio. Proprio in questa direzione si muove il “progetto Jatropha”, che ha già in cantiere, per le prossime settimane, altri importanti appuntamenti al fine di stimolare il dibattito sulle potenzialità agroenergetiche della jatropha curcas.
Tutti i prossimi appuntamenti saranno comunicati anche attraverso il sito www.progettojatropha.retemacrame.it.